Affinità tra Yoga e Simboli

Articolo di Tiziana Fantuz.
«Tutto nello yoga è simbolico: qualsiasi nutrimento, qualsiasi posizione, qualsiasi forma di respirazione portano in sé stesse di più del loro assorbimento e della loro esecuzione concreta. Ci sono uno o più significati ulteriori in ciascuna attività, e questi significati diventano il luogo specifico dove si compie la trasformazione dell’esecutore.» (Ysé Masquelier, Revue Françoise de yoga, Été 1981).
I due termini “yoga” e “simbolo”, come le fiamme del focolare, sono ora ben distinti l’uno dall’altro, ora vicini, fino al punto da fondersi talvolta in una sola luce. Quando uno di essi sembra essere sparito, ecco che l’altro lo rianima.
Sri T.K.V. Desikachar indica due significati tradizionali della parola yoga:
– “Riunire due cose”
– “Raggiungere un punto che non è stato ancora raggiunto”.
Questa definizione ci riporta al significato etimologico di simbolo che, come già visto, è lo strumento per fare di DUE-UNO:
SYN-BÁLLO vuol dire RIUNIRE, contrariamente a DIA-BÁLLO che vuol dire SEPARARE, tagliare in due.
Qualunque simbolo è dunque un fattore di “RIUNIFICAZIONE”: dalla coscienza della DUALITA’ alla coscienza della NON-DUALITA’.
Alcune immagini simboliche esprimono e suscitano più direttamente questo passaggio da una coscienza frammentaria, che è la coscienza dell’Io ad una Coscienza Universale.
Volendo effettuare un raffronto tra le caratteristiche dello yoga e quello del simbolo possiamo dire che:
1) Entrambi tendono verso una funzione di UNIONE o di RIUNIONE
2) Entrambi hanno un potere di trasformazione
3) Entrambi a partire da un oggetto o da un’immagine vanno al di là del supporto percepito.
La parola, l’oggetto, o l’immagine avranno la funzione di una soglia che favorirà l’accesso a degli universi multipli.
L’oggetto del lavoro dell’Hatha yoga è il corpo, aspetto materiale dell’individuo, l’analogia con il simbolo può essere evocata dal fatto che il corpo diviene una soglia, un accesso ad altri spazi.
Come il simbolo, lo yoga, avvia, mette in moto una capacità di trasformazione che si rinnova all’infinito.
«Nella teoria cosmologica induista il simbolo è concepito come estrinsecazione di una realtà, come ricerca di punti particolari in cui diversi mondi si incontrano e dove la relazione tra entità che appartengono a ordini differenti può diventare palese.» (A. Danielou, Miti e dei dell’India, Ed. Red).
Secondo questa concezione dell’universo, tutti gli aspetti del manifesto provengono da principi comuni e hanno, antenati comuni.
Esistono dunque un parallelismo sicuro e molte equivalenze tra i suoni, le forme, i numeri, i colori, le idee, come pure gli strati sottili e trascendenti e le forme materiali.
Un simbolo può essere naturale o convenzionale.
La relazione diretta tra due ordini di cose, intersezione di due realtà o di due aspetti dell’esistenza, è la radice dei simboli naturali. Il simbolismo vero, lungi dall’essere inventato dall’uomo, scaturisce dalla NATURA stessa la quale non è altro che la concretizzazione, il simbolo di una realtà più elevata.
«Per rappresentare qualche cosa in termini di qualcos’altro c’è bisogno di un sistema di corrispondenze. La trasposizione di un ordine di cose in un secondo può avvenire unicamente con l’aiuto di equivalenti, evidenti o arbitrari chiamati simboli.» (A. Danielou, Miti e dei dell’India, Ed. Red).
Quelli che noi immaginiamo come aspetti del divino sono essenzialmente i prototipi più o meno astratti della poliedricità del manifesto. Per i caratteri che li contraddistinguono questi prototipi costituiscono i modelli in base ai quali sono plasmati a loro immagine le sfaccettature della realtà sensibile.
Perciò ogni aspetto divino sembra possedere affinità con forme, numeri, colori, piante, animali, parti del corpo, energie vitali, costellazioni, suoni, ritmi, movimenti particolari dei cicli dei giorni, dell’anno, e così via.
La natura del divino e dell’universo, che è l’espressione di un pensiero divino, rimane al di là delle possibilità di comprensione del cervello umano.
Noi non possiamo che tentare di dare delle definizioni di alcune manifestazioni di questo pensiero quale si esprime negli aspetti umanamente percepibili del mondo. Non possiamo scorgerne che il riflesso nell’aspetto delle cose che i nostri sensi e le nostre strutture mentali ci consentono di afferrare.
Ecco perché tutte le nostre conoscenze si esprimono per mezzo di simboli, cioè di forme apparenti che rivelano principi generali.
L’Occidente tende ad intellettualizzare il simbolo,
l’Oriente arriva alla consapevolezza del Simbolo senza il processo della logica razionale, identificandosi con esso.